Il passo del Faiallo è uno dei percorsi più panoramici del ponente genovese, dico io. Che in ventiquattro anni probabilmente non c’ero mai stata. Si tratta di un valico dell’Appenino Ligure che raggiunge e supera di poco i mille metri sul livello del mare, che però continui a vedere laggiù, lontano, ma pronto a rassicurarti di esserci e vederti. Da noi di Genova, ci arrivi andando verso il Turchino. Lui, il Faiallo, dal suo eremo lungo e tortuoso si bulla del Turchino, forte della sua popolare, audace, storica galleria monosenso regolata da un semaforo che ha più anni di tutti i motociclisti finora passati per di lì che ti porta in un batter d’ali a vedere vicino il basso piemonte. Bè, il Faiallo invece regala ogni tipo di colore, dall’alba al sole pomeridiano, alla nebbia dell’imbrunire, al tramonto lontano. Forse perchè una volta vi passava un’antica via del sale.
Di giorno, d’inverno, vedi il mare e le nuvole tagliare le montagne che scollinano convergendo sempre alternandosi. Di notte, la vedi tutta. Genova dall’alto e da lontano. Se guardi bene riesci a vedere anche il faro della Lanterna. Potresti anche stare lì per ore, solo a guardarla dall’alto. Nella sua malinconica semimobilità. Lei vicina a meno di un’ora di auto, così lontana nei rumori, nei movimenti, nei gesti. Luccica, si riflette sulle nuvole che si condividono i monti e il mare.
Da lì, da dove si guarda, regna il silenzio. Sei in grado di conoscere tutto: le poche luci che vedi, le poche persone che abitano queste lunghe valli. Quelle che ne fanno visita, tra i loro fendinebbia, fari, e anabbaglianti. Ma sei in grado anche di riconoscere chi si muove a passo d’uomo. Che nel silenzio, senti cric e croc della neve rimbalzare tra le roccie e le foglie tanto incastonate di ghiaccio da sembrar gioielli.
Io non credevo. Io che sono una fervida cittadina della city. Ma se mai dovessi ritenere di volerela pace della natura non potrei che scegliere questo posto.